Sempre più audiofili compiono il grande passo verso la musica liquida da ascoltare in qualità HD / Hi-Res / Hi-End attraverso il proprio impianto. Per chi si sposta dal supporto analogico alla musica digitale per avere la possibilità di ascoltare innumerevoli album senza dover cambiare sempre disco e senza più doversi occupare della conservazione e manutenzione di CD e vinili, vi sono molte cose da studiare. Il cambiamento presuppone nuove conoscenze e ottimizzazioni per il proprio impianto, tanto lato hardware quanto lato software.
In questo articolo ci soffermeremo, in particolare, su come ascoltare musica liquida ad alta risoluzione tramite file audio e codec pensati per gli audiofili. Si tratta di conoscenze basilari per potersi districare nella terminologia dei moderni servizi di streaming musicale. Per cominciare vediamo quali sono i più popolari formati audio lossy, ovvero quelli non indicati per un ascolto di qualità:
- AAC (codec audio che in genere pur restando lossy raggiunge una miglior qualità sonora rispetto all’MP3 allo stesso bit rate)
- MP3 (il formato più popolare, che vanta dimensioni dei file molto contenute, ma a scapito della qualità della riproduzione)
- OGG Vorbis (un file audio codificato in un file ogg con l’algoritmo Vorbis)
- WMA (Windows Media Audio, made in Microsoft, una sorta di rivale dell’MP3 che ha anche una variante lossless a cui tuttavia ricorrono ben pochi appassionati)
La musica liquida in hi-res gira su altri formati, in particolar modo ci si affida ai seguenti:
- WAV
- FLAC
- MQA
- AIFF
- WMA Lossless
- ALAC
- APE
Noi ci soffermeremo su quelli migliori e più popolari: FLAC, MQA, WAV, ALAC e APE. Vediamoli uno per uno.
FLAC – Free Lossless Audio Codec
Si tratta di un codec audio open source estremamente popolare, da molti anni usatissimo da tutti gli amanti della musica liquida a qualità hi-fi. Permette una compressione che spessp arriva a circa il 50% della dimensione di partenza senza perdere in qualità (lossless, per l’appunto). È supportato da miriade di software e device ed è una scelta solida.
Entrando più nel tecnico, il codec supporta solo i campioni in virgola fissa e non quelli in virgola mobile, gestisce da uno a otto canali, frequenze di campionamento da 1 Hz a 65 535 Hz (incrementi di 1 Hz) o da 10 a 655 350 Hz (incrementi di 10 Hz), e dati nel formato PCM (modulazione a impulsi codificati) con profondità di bit da 4 a 24 bit. Uno dei segreti del formato FLAC consiste nella capacità di comprimere in modo straordinario le parti di silenzio dei campioni.
MQA
L’MQA (Master Quality Authenticated) è un codec che sta registrando un grande successo in tempi recenti, supportato da servizi di streaming musicale come Tidal per i propri clienti più esigenti. Oltre alla tecnologia di compressione l’MQA prevede una sorta di sigillo di approvazione (ecco perché “authenticated”) da parte degli artisti. Spiegare nel dettaglio come funziona l’MQA è estremamente complicato e si basa sul concetto di “ripiegare” un file audio in modo che sia piccolo abbastanza, in termini di dimensioni, da poter essere riprodotto in streaming senza tuttavia perdere in qualità, il tutto secondo un processo che i creatori definiscono Music Origami.
Un numero sempre maggiore di dispositivi supporta l’MQA: si tratta di una tecnologia che sembra davvero destinata a segnare e a restare nel mondo degli audiofili.
ALAC
Anche noto come ALE, Apple Lossless Encoder, lo si può considerare l’equivalente del codec FLAC per l’universo Apple. Il codec, è importante sottolinearlo, è ora disponibile in formato Open Source. Con l’ALAC i dati vengono immagazzinati in un contenitore MPEG-4 dall’estensione .m4a tramite un sistema di compressione dei dati a predizione lineare non troppo diverso da quello su cui si basa il codec FLAC.
WAV (non compresso)
Se il formato MQA è molto recente, quello WAV è piuttosto “antico” (sono passati ormai trent’anni dalla prima pubblicazione da parte di Microsoft e IBM). Lo standard Waveform Audio File Format può anche essere non compresso, e in questa versione lo standard è validissimo in termini di qualità, il problema è che la correlata dimensione dei file è tutt’altro che leggera, limitandone molto l’utilizzo online o in qualsivoglia situazione dove lo spazio di archiviazione sia limitato.
APE (Monkey’s Audio)
I file con estensione .ape sono legati all’algoritmo di compressione lossless Monkey’s Audio. È un sistema efficiente, del tutto gratuito e open source per ottenere file dall’ottima qualità sonora con altrettanto valida quantità di compressione delle dimensioni dei file. Si tratta di una soluzione disponibile già da molti anni e ben nota a molti appassionati di musica liquida in HD.
Per quanto riguarda il formato AIFF, Audio Interchange File Format, ci limitiamo alle informazioni essenziali: è un formato sviluppato da Apple, non prevede compressione e occupa una notevole quantità di spazio.
Cosa serve per ascoltare la musica liquida?
Tratteremo estesamente le componenti hardware per ascoltare musica liquida in alta fedeltà in un prossimo articolo, ma lasciamo alcuni riferimenti essenziali anche qui.
Essenzialmente ciò che cambia in un impianto è ciò che precede l’amplificatore. Ovviamente cambia la sorgente, ma non solo: anziché avere un lettore di CD oppure un buon giradischi, ci si dovrà affidare o a un computer oppure uno streamer/player di rete, ovvero un apparecchio pensato per riprodurre audio in formati digitali.
Se si utilizza un PC è caldamente consigliato procurarsi un DAC, un convertitore digitale/analogico di buon livello: la differenza è lampante, poiché i DAC in genere integrati nelle schede audio dei PC non sono nemmeno lontanamente paragonabili a un buon DAC esterno pensato per gli appassionati di Hi-Fi. Oltre al DAC, va da sé che occorre anche procurarsi dei dignitosi cavi per collegarlo al PC e all’amplificatore.
Voi cosa ne pensate?